domenica 26 aprile 2009

TORTINE DI BANANE E NOCI

In queste ultime settimane le sorelline ci hanno allietato con i loro racconti ed avventure. Ma la zia Mary è già in superstress e quindi è di nuovo il mio turno. In questo periodo non sono molto ispirata per quanto riguarda la cucina e le ricette. Sarà che ho molto da fare e il lavoro mi occupa molto i pensieri e il tempo!!!
Ma questa domenica ho provato un esperimento. Mi erano rimaste lì un paio di banane che non sembravano piu veramente appetitose, allora ho pensato a qualcosa per poterle utilizzare. Non ho molta fantasia quindi ne sono uscite solo queste tortine con le noci.



Ingredienti per 16-18 tortine

  • 2 uova
  • 150 g di farina
  • 90 g di zucchero
  • 2 banane
  • un pugno di noci
  • 100 g di cioccolato fondente
  • 1 cucchiaino di lievito per dolci
  • 50 g di burro

Preparare l'impasto amalgamando uova, zucchero, farina, lievito e burro (sciolto a bagno maria). Aggiungere le noci sbriciolate e le banane a pezzettini. Per facilitarmi, ho usato delle coppette di carta già oleata.


Infornare a 160-180°C per circa 25-30 minuti.
Una volta cotti se si vuole si possono addolcire con del cioccolato fondente, fuso a bagno maria e poi spalmato sulle tortine.



domenica 19 aprile 2009

RISOTTO CON ASPARAGI SELVATICI


Finalmente sta arrivando la primavera e ieri siamo uscite a fare una passeggiata nel Carso, in zona San Martino, dove Ungaretti ha scritto devastanti poesie sulla natura umana durante la prima guerra Mondiale.
A ricordare c’è una stele di pietra con incisa appunto la poesia omonima: San Martino del Carso:


“Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto

Ma nel cuore
nessuna croce manca

E' il mio cuore
il paese più straziato”

Il sentiero si inerpica da Sdraussina verso San Martino in mezzo al fitto bosco dove la rigogliosa natura si sta risvegliando; ora è tutto verde, lo sarà solo fino a giugno, poi l’arsura del sole sulle bianche pietre calcareee lascerà traccia trasformando questo vero verde in secche pagliuzze mosse dal vento…tutto tornerà sui toni del verde cupo del giallo e dell’arancione. Al termine della salita, là dove dietro la curva spiana e il fiato riprende il suo normale ritmo, cominciano le case. Attraversiamo il paesello silenzioso, passiamo davanti alla stele di pietra, ci fermiamo a ricordare i morti, i 600.000 mila soldati e civili morti qui quasi 100 anni fa ormai. Dopo la breve pausa riprendiamo la discesa verso il vallone e ci reinoltriamo nel bosco. Ora, ai lati del sentiero, cominciamo a scorgere i freschi germogli degli asparagi selvatici che emergono dal terreno di un verde tenue e con le punte incurvate nello sforzo di spingersi verso l’alto alla ricerca della luce. Poco distanti ci sono i pungitopi e dalle loro radici emergono i fittoni teneri che daranno i nuovi germogli, Questi sono più grossi, più sodi e leggermente violetti, cucinati riprendono il colore verde e non perdono per nulla il loro gusto amarognolo.
Ne raccogliamo un pochi per cucinare a casa, nella migliore tradizione gastronomica del Friuli Venezia Giulia, il risotto. In alternativa si può fare la frittata ma il risultato al gusto rimane più amaro, meno vellutato.

Fig. 1: germogli di pungitopo, detti in gergo carsolino "spazanapa" che significa pulisci camino per l'uso che ne veniva fatto un tempo nella pulizia del camino.


INGREDIENTI PER 2 PERSONE
  • 200 g di asparagi selvatici e germogli di pungitopo
  • 3 tazzine da caffè di riso carnaroli
  • 1 spicchio di aglio
  • olio extra vergine di oliva
  • brodo
Lavare gli asparagi selvatici e i germogli di pungitopo (circa 200g), tagliarli a pezzetti lunghi 3-4 cm e farli rosolare con uno spicchio di aglio in poco olio, aggiungere il riso carnaroli (3 tazzine da caffè colme) e lasciar rosolare assieme per 3 minuti, quindi procedere alla cottura aggiungendo gradualmente il brodo preparato in contemporanea.
A cottura ultimata servire cospargendo a piacere di formaggio grana, anche se trovo che la delicatezza del piatto si apprezzi meglio senza.


SPETTACOLO DIVINO

Alle pendici del Carso, nella località di Vermegliano, su un terreno fertile misto sabbioso-limoso, dove si incontrano le lisciviazioni calcaree del Carso con le arenarie del mare che, fino a qualche milione di anni fa, copriva queste terre, Michele Dodici coltiva con amore la sua Malvasia.
Andando contro corrente rispetto a quasi tutti i produttori della zona, la vinifica in maniera semplice, senza contatto con le bucce e l’affina in una piccola botte di acciaio. Ne produce solamente 300 bottiglie all’anno destinate interamente ai clienti del suo agriturismo (prossimamente vi racconteremo anche di lui, promesso).

La vendemmia è la 2007, imbottigliata lo scorso anno alla fine di maggio, quando arriva il primo caldo. E' fresca, profumata di fiori bianchi. Al gusto è sapida, prende la salinità e la complessità dal terreno su cui cresce la vite. Il corpo e l’alcol sono equilibrati.
Non un vino da meditazione e senza alcuna esagerazione per esaltare la delicatezza di un piatto semplice fatto con le erbe del bosco…buon appetito!!

domenica 12 aprile 2009

BUONA PASQUA... con le girelle di cannella e cocco


Poco tempo fa, con nostra sorpresa, abbiamo ricevuto una mail da una ragazza brasiliana che diceva di chiamarsi Zirela e di essere curiosa di conoscere il significato di questo termine che noi abbiamo usato come nome del nostro blog. Le abbiamo spiegato che da noi è una caramella a base di zucchero, tipica della nostra regione e le abbiamo raccontato che anche i nostri avi sono emigrati nelle zone del Sud del Brasile dove lei vive. Chissà se questo ha influito sulla scelta del suo nome... In occasione della Santa Pasqua abbiamo pensato a lei ed ai nostri lontani parenti (Sergio e Valdir Zambiasi) ed abbiamo deciso di preparare una ricetta brasiliana, presa da un libro sulla cucina tipica brasiliana, acquistato qualche tempo fa da mia sorella maggiore, in uno dei suoi attacchi di nostalgia del Brasile.
La ricetta scelta c'entra con la Pasqua per il fatto che la pasta è ripetutamente lievitata come nella migliore tradizione che vuole che si festeggi mangiando il pane o un dolce di pasta lievitata. La ricetta è leggermente modificata, sia nelle misure sia nella glassa esterna, ma la ricetta originale l'abbiamo presa da "BRASILE. Cucina di mia madre" di Viviane Tronel.
In fondo alla ricetta troverete anche una foto con, in primo piano, le uova decorate dalla nostra mamma secondo le indicazioni della nonna. Si prendono i fiori di campo e si appoggiano sull'uovo, quindi si fermano con le bucce di cipolla e infine si bloccano intorno all'uovo con il filo da cucito; quindi si bollono per circa 8 minuti in un pentolone di acqua pieno per metà di fondi di caffè. Trascorsi gli 8 minuti si toglie il pentolone dalla fiamma, si raffreddano le uova in acqua corrente fredda. Ora sono pronte, in negativo si vedono le impressioni dei fiori e le uova risultano color buccia di cipolla.

In fondo a tutto ci sono le foto della piccola Iris Aurora, che mi ha aiutato a fare l'impasto... un aiuto a dir poco fondamentale, per non parlare della compagnia («Zia, aggiungi farina. Zia chi mi toglie questa schifezza dalle mani? Appiccica tutta!»

INGREDIENTI PER CIRCA 20 GIRELLE
per la pasta
  • 750 g farina
  • 1 uovo
  • 35 cl latte tiepido
  • 25 g lievito fresco per pane
  • 4 cucchiai di zucchero
  • 1 pizzico di sale
per il ripieno
  • 2 cucchiaini da caffè di cannella in polvere
  • 70 g di burro morbido
  • 3 cucchiai di zucchero
  • 40 g di farina di cocco
per la glassa
  • 1/2 bicchiere di latte
  • 2 cucchiaini da caffé di zucchero
In una terrina mescolare lo zucchero con il latte, l'uovo, il lievito e il pizzico di sale.


Aggiungere poi, a pioggia, la farina e lavorare bene l'impasto finché non risulta liscio e morbido e si stacca bene dalle pareti della ciotola.


Lasciar riposare l'imposto in un luogo tiepido, coprendo la ciotola con un panno, per circa 20 minuti.


Nel frattempo preparare il ripieno mescolando in una terrina il burro a temperatura ambiente con lo zucchero, la cannella e la farina di cocco, finché non si ottiene un crema morbida.
Stendere la pasta tirandola a uno spessore di circa 0,5 cm e stendere la crema.


Arrotolarla nel senso della lunghezza, chiudendo bene i bordi, e tagliare delle fette di circa 2,5 cm. Disporle su una teglia precedentemente foderata con carta forno e lasciarle riposare per circa 1 ora. Nel frattempo accendere il forno a 210°C.


Infornare le girelle e lasciarle cuocere per circa 20 minuti. 5 minuti prima del termine della cottura estrarre le girelle dal forno e spennellarle con l'aiuto di un pennello con il latte mescolato con lo zucchero.

P.S. il genio del mio ragazzo ieri sera ha disinstallato il programma che abitualmente utilizzo per modificare le foto, quindi scusate se non sono molto elaborate o ad effetto, ma ho dovuto usare ciò che avevo, giusto per ridurle ed inserire un paio di scritte!